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Lampedusa, un'oasi per le Tartarughe

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Origine ed Evoluzione

La vita delle tartarughe marine è un mistero per gli studiosi, dato il fatto che esse vivono quasi esclusivamente in mare. Esse sono ottime nuotatrici e solo le femmine adulte escono dall’acqua portandosi quindi all’asciutto in occasione delle deposizione delle uova. Tutte le specie hanno il guscio idrodinamico, le testa non può essere retratta completamente e le zampe anteriori piatte sono a forma di pagaia e dette natatoie. Le tartarughe marine sono essenzialmente animali di acque calde ma talvolta qualche specie raggiunge acque fredde dell’atlantico o del mediterraneo. La caratteristica biologica più interessante delle tartarughe è che vivono in mare e nidificano a terra. Conducono una vita solitaria per la maggior parte dell’anno, ma nel periodo dell’accoppiamento si riuniscono in branchi formati quasi sempre dagli stessi esemplari migrando verso precise località di nidificazione. Ancora oggi non si conosce con precisione come le tartarughe si orientano, quando migrano dai quartieri trofici a quelli di riproduzione o quando si trasferiscono da un litorale all’altro durante il periodo di deposizione. Comunque gli studi condotti da alcuni ricercatori tramite il radio tracking permetteranno di avvicinarsi alla soluzione di questo problema. Certamente il viaggio è guidato da una susseguirsi di segnali diversi, tra cui sicuramente l’olfatto, seguendo forse gradienti odorosi. Pare invece ormai certo che le tartarughe marine non emettono suoni percettibili.

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Alimentazione

Per quanto riguarda l’alimentazione, molte informazioni provengono dalle feci delle tartarughe marine o dalle autopsie. Da ciò si è potuto rilevare che quasi tutte le specie si nutrono di pesce, fra cui quelli appartenenti all’ordine dei placodermi e dei cefalocordati, di celenterati cioè polpi e meduse, di echinodermi cioè stelle marine e ricci, di alghe, di calamari, di gamberi, di granchi, ecc. Un eccezione è per la specie “Caretta caretta”, essa è infatti onnivora e si ciba di tutto, come fili elettrici, buste di plastica scambiate per grosse meduse, pezzi di ferro, ecc., anche se naturalmente per sbaglio causandone in seguito vari problemi fra cui la morte.

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Riproduzione

Per quanto riguarda la riproduzione, di solito gli accoppiamenti avvengono vicino la costa, anche se non necessariamente nei pressi delle spiagge che ospiteranno le uova. Le femmine depongono un gran numero di uova (da 80 a più di 200 a seconda delle specie), bianche e dal guscio morbido, nella sabbia delle spiagge. Le uova che la femmina depone sono state fecondate nella stagione precedente o anche due anni prima. L'ovodeposizione avviene in diverse fasi (da 2 a 6 volte per stagione e a intervalli di 7-15 giorni) e spesso su tratti differenti di litorale. La femmina servendosi degli arti scava una buca profonda da 10 a 60 centimetri e, dopo aver deposto le uova, la richiude con la sabbia; infine, come per nascondere ogni traccia del nido, spiana il punto in cui ha scavato.

Quando vanno a deporre le uova, le tartarughe lasciano nella sabbia una traccia simile a quella di un piccolo trattore cingolato e questo fa si che il nido venga facilmente identificato dagli umani con conseguenze spesso drammatiche. Dopo aver deposto le uova la femmina ritorna in acqua dove è subito corteggiata dai maschi. Gli accoppiamenti avvengono in acqua: il maschio si porta sul dorso della femmina e si aggrappa saldamente alla sua corazza, utilizzando le unghie ad uncino degli arti anteriori, poi ripiega la coda e mette in contatto la sua cloaca con quella della femmina. La copula può durare diversi giorni e la fecondazione diversi anni. La durata dell'incubazione varia a seconda della specie, della posizione del nido e dell'andamento stagionale e richiede da 30 a oltre 70 giorni. I piccoli entrano nell'acqua appena nati, dopo un breve tragitto sulla spiaggia che spesso si rivela pieno di insidie a causa di numerosi predatori.

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Minacce

Una volta raggiunte le dimensioni adulte una tartaruga marina non ha nemici, se si eccettua, anche involontariamente, l’uomo. Solo gli attacchi degli squali riescono a recar danno ad un esemplare adulto, ma il più delle volte esso causa solo la perdita di un arto, senza scombussolare di tanto la vita dell’animale. Diversa è la situazione dei piccoli; ad iniziare dal momento della deposizione cani, volpi, topi possono individuare il nido, scavare e nutrirsi delle uova. Al momento della loro uscita i piccoli sono vulnerabili agli attacchi di granchi, uccelli, topi, e poi a mare di qualsiasi fauce si apra su di loro. A qualsiasi età comunque le attività umane sono causa di elevata mortalità. Per scopo alimentare, per il commercio del carapace si va dalla cattura delle femmine durante la deposizione a quella degli esemplari impigliati agli arnesi da pesca. La raccolta delle uova per l’esotico cocktail in alcuni paesi è addirittura base dell’economia locale. Spesso le tartarughe rimangono vittime del crescente impatto dell’uomo sulle coste, privandole dei siti di deposizione, delle campagne di pesca, in cui trovano la morte per annegamento, dell’inquinamento marino, degli incidenti con i natanti che provocano ferite irrimediabili.

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Protezione Legislativa

Le tartarughe marine in Italia, come specie in grave pericolo di estinzione, sono protette dai decreti del Ministero della Marina Mercantile del 21 maggio 1980, del 3 maggio 1989 e dalla legge n. 150 del 7 febbraio 1992 con modifiche del 13 marzo 1993, che ne vietano la pesca, la detenzione, il trasporto ed il commercio.
A livello internazione le tartarughe sono protette da due importanti convenzioni:
- Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate della Fauna e della Flora Selvatiche (CITES,1973), inclusa nell’Appendice I.
- Convenzione per la Conservazione delle Specie Migratorie degli Animali Selvatici (Convenzione di Bonn, 1979), inserita nell’Allegato I.
A livello Europeo le tartarughe sono protette da una convezione e una direttiva:
- Convenzione di Berna è una convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979.
- Direttiva UE riguardante la Conservazione degli Habitat Naturali e della Flora e Fauna Selvatica, Direttiva 9243, 21/5/1992, inclusa nell’Allegato II e IV.

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Classificazione ed Identificazione

Delle otto specie di tartarughe marine solo tre sono presenti nel Mediterraneo (la tartaruga comune, la tartaruga verde e la tartaruga liuto). La specie più comune dei nostri mari è la tartaruga comune (Caretta caretta) che frequenta, a scopo riproduttivo, soprattutto il settore sud orientale del Mediterraneo. Le tartarughe sono difficilmente identificabili in mare, mentre l'osservazione diretta sulle spiagge non presenta difficoltà. Per identificarle bisogna osservare il carapace (il numero delle lamine costali e delle inframarginali) o la testa (il numero delle squame prefrontali e delle postorbitali).

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Tataruga Caretta Caretta

La tartaruga comune o caretta (Caretta caretta) è la più nota tartaruga del Mediterraneo. La lunghezza può variare da 70 a 115 cm, il peso da 70 a 200 chilogrammi. Possiede sul carapace 5 lamine costali e 2 paia di squame postorbitali, il piastrone ha 3 scudi sprovvisti di pori. Si nutre di crostacei, gasteropodi, echinodermi, pesci, ma anche di meduse urticanti. E' una specie considerata vulnerabile, iscritta nell'Appendice I della CITES. Data la predazione cui vengono sottoposte le uova e gli adulti, le popolazioni atlantiche sono fortemente compromesse. Le cause della rarefazione nel Mediterraneo sono: la scomparsa dei luoghi adatti alla nidificazione, l'aumento dei fenomeni di inquinamento e gli incidenti causati dalle reti a strascico e dagli altri sistemi di pesca. In Italia questa specie nidifica a Lampedusa, Linosa e in Calabria, lungo la costa ionica.

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Lampedusa, un'oasi per le Tartarughe

Nella ricerca italiana sulle tartarughe è rimasto un faro, per la passione, gli studi, le battaglie e gli sforzi impiegati: l’Isola di Lampedusa. Considerata, infatti, l'importanza che le Isole Pelagie rivestono nella riproduzione delle tartarughe marine (il 90% dei nidi vi è localizzato), diverse associazioni ambientaliste, con la collaborazione e la partecipazione di distinti enti, quali università, le amministrazioni locali e regionali, nonché con i contributi derivanti dalla stessa UE, hanno sviluppato alcuni programmi di conservazione a favore della Caretta caretta. Lo scopo principale è quello della salvaguardia dell'area ancora potenzialmente idonea alla riproduzione di questi animali, situata all'interno della Riserva Naturale che comprende la Spiaggia dell'Isola dei Conigli. L’altro fronte del progetto riguarda il recupero e la liberazione dopo la marcatura degli esemplari catturati accidentalmente dai pescatori, feriti o detenuti illegalmente. Infatti, grazie alla preziosa collaborazione di molti studenti, pescatori e abitanti, ogni volta che una tartaruga viene recuperata, viene studiata, curata e alimentata fino alla sua liberazione preceduta dalla marcatura. Una semplice ma indispensabile targhetta che aiuterà a seguirne la vita e tutti i suoi spostamenti.